I miei libri. MARHANIMA. Recensione di Maria Patrizia Allotta

Ringrazio la professoressa Maria Patrizia Allotta per questa attenta recensione al mio libro MARHANIMA -Testo poetico e opere tridimensionali di Poesia Sculturata. 2017 Ed. Simposium. 

Giovanna FilecciaCopertina marhanima foto

IL MARE COME ESSENZA VITALE

L’AFFLATO ONDOSO DI GIOVANNA FILECCIA

 

Dopo l’istante magico in cui i miei occhi si sono aperti nel mare,
non mi è stato più possibile vedere, pensare, vivere come prima.

Jacques-Yves Cousteau

 

Si respira l’indicibile odore del mare, il suono dell’onda si percepisce nettamente, si avverte perfino il sapore dell’acqua salata degli abissi in questa significativa raccolta poetica che appare come conchiglia perlata attraverso la quale – come per incanto – è possibile cogliere simultaneamente il reale e l’eventuale, il fisico e il trascendente, il finito e l’incommensurabile, la vita e la morte, il bene e il male, il contingente e l’Assoluto.

Poche liriche – fortunatamente – che appaiono come un vero e proprio atto d’amore nei confronti di quella straordinaria sostanza naturale chiamata mare il quale, inevitabilmente, riconduce al movimento incessante degli enti, al ciclo perenne dei tempi, all’eterno divenire, all’avventura vitale, ma anche al “battito del mondo” e a quell’ “aurea meraviglia” capace di lenire affanni, alleviare sofferenze, attenuare dolori.

Così, attraverso “spiragli che concedono di vedere ciò che non si vede”, chi legge questi versi,  sembrerebbe schiudersi alla bellezza contemplando – in unico abbraccio – le “acque blu cobalto”, i “sabbiosi golfi”,  le “rocce porose”, le “gocce saline”, i “granelli di rena”, il “vento incessante”, i “coralli che si stagliano verso l’alto”,  e ancora, i “ pesci multicolori”, le “alici braccate e i pesci tiranni”, le verdi alghe danzanti e, infine, il “balsamo smeraldino” con il suo “profumo di salsedine” e l’avvincente “flusso delle maree”, per successivamente perdersi, in una visione musiva totalizzante dal grande effetto emotivo, in “quell’immagine dell’infinito che attira senza posa il pensiero e nel quale senza posa il pensiero va a perdersi”, così come avrebbe detto Madame de Staël

Sì, perché in effetti nei versi della giovane Autrice non rintracciamo soltanto la dettagliata e puntuale descrizione paesaggistica – espressa, tra l’altro, attraverso un linguaggio sobrio ed elegante, dotato di un ritmo musicale che riconduce, naturalmente e senza orpelli, ora alle onde marine melodiose e lievi, ora ai marosi grevi e turbolenti – ma incontriamo quel sapienziale pensiero che fluisce dritto al cuore inducendo alla riflessione, alla meditazione, al raccoglimento esistenziale.

Infatti, è proprio quel profumo marino “testimone di memorie”, quella vastità d’acqua salata teatro di vita e di morte, quell’indicibile eterno “afflato ondoso” che conduce alla rievocazione del passato, alla contingenza del presente, alle sperane del futuro.

E in effetti, nonostante “l’alito divino soffia da secoli il medesimo suono” e “ogni granello di rena narra all’incessante vento la propria storia”, non curante e imperterrito “l’uomo non sente più l’uomo” tanto da tingere di rosso le acque salmastre, tanto da non riuscire ancora a seppellire “l’omertà dal putrido puzzo”, tanto da anelare quasi debolmente “il colore della fratellanza” e auspicare fiaccamente la fine degli indegni “omicidi”, “femminicidi” e, soprattutto, “bambinicidi”.

Ma “il flusso delle maree in una danza d’amore feconda vita e dimentica morte”, così da sembrare che in fondo, per la Nostra, i raggi del sole medicano le ferite, il cielo cancella l’infelicità e lo stesso mare provveda a guarire le piaghe dell’anima, dando così spazio, forse inconsapevolmente, a quella filosofia dell’oltre che, andando al di là di ogni volgarità e bassezza,  malvagità e dolore non ammette nessun tipo di pessimismo, né di nichilismo, neppure di rassegnazione.

Per questo curare ogni alito del mare unitamente alla sua estensione e a quel suo sapere originare e liberare nell’aria aliti spirituali di libertà, diviene necessità per la poetessa di Terrasini la quale sembrerebbe, inoltre, risentire dell’insegnamento di Jim Morrison il quale suggerisce a fior di labbra: “Sii come il mare che rifrangendosi sugli scogli torna a ricomporsi e a riprovarci ancora ad abbattere quella infrangibile barriera, mai stanco di cimentarsi”.

Scrive Alain Bosquet: “Il mare è un trattato di pace tra la stella e la poesia”.

Giovanna Fileccia questo lo sa perfettamente e lo attesta, perfettamente, nel testo Marhanima, insolita conchiglia perlata, scrigno magico, dono inatteso.

 

Maria Patrizia Allotta

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