Marhanima: il richiamo del grande Blu
Dice la poetessa:
“Mani d’acqua salata
abbracciano
baie e promontori
sussurrano alla terraferma
antiche memorie e
segreti in divenire”(pag. 36)
Ma cosa sono questi segreti? Sono reali segreti che difficilmente siamo in grado di svelare interamente, ma, con la modestia del sincero e onesto ricercatore qualcosa di quei segreti riusciamo a comprenderla: è il nostro mestiere di archeologi! Certo il poeta riesce a scavare più in fondo di noi e trovare il mistero vero che noi archeologi non potremo mai svelare: il mistero della vita che dall’acqua si genera nei miliardi di variabili entità di cui il pianeta è ricco.
Cos’è il passato che riemerge? E’ la metafora di un continuo apparire di segni che dalle nebbie dell’oblio ritornano vivi e portatori di messaggi, di notizie, di microstorie che diventano macrostorie e storie allorquando più segni si riuniscono come avviene nell’ambito della ricostruzione del patrimonio genetico allorché dai singoli segmenti si passa alla completa catena del DNA mitocondriale. Ma così come il genetista deve essere abile nel ricostruire le catene genetiche, così l’archeologo deve essere capace di non fermarsi alla mera descrizione dei segni materiali che emergono dalla terra o dal mare, ma deve interpretarli alla luce di modelli cognitivi che l’antropologia sociale, culturale ma anche l’etnografia e l’etnologia possono offrirgli. Come diceva uno dei più grandi archeologi moderni – Grahame Clarke – è venuto il momento che l’archeologo perda la sua ingenuità e passi dalla mera descrizione degli oggetti del passato alla loro interpretazione secondo un percorso ipotetico deduttivo che lo avvicini sempre più alla risposta ad una domanda che, parafrasando il titolo di un saggio di interpretazione storico-archeologica epocale scritto nel 1942 da Vere Gordon Childe, tutti ci poniamo: “What happened in history?”: Che cosa accadde nella storia?
Il Mediterraneo come elemento storico unificante è, pertanto, la nostra costante scena di riferimento così come lo è l’acqua: elemento che unisce come affermava Hegel nelle “Lezioni sulla filosofia della storia” nel lontano 1837 quando ancora l’archeologia subacquea era una chimera che animava la fantasia di non pochi letterati che favoleggiavano di tesori sommersi.
Oggi quel richiamo suona ancora veritiero.
Giovanna Fileccia ce lo dimostra scandagliando le profondità dell’animo umano di fronte al grande Blu. Oltrepassa i limiti filologici imposti all’archeologo e vaga per gli universi infiniti del pianeta blu dandoci l’opportunità di comprendere ciò che la scienza non riesce a capire: la meravigliosa poesia del mare.
Soprintendente del Mare Sebastiano Tusa
Regione Siciliana
Assessorato dei Beni culturali
e dell’Identità siciliana
Dipartimento dei Beni culturali
e dell’Identità siciliana
Soprintendenza del Mare
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A un anno dalla presentazione di Marhanima all’Arsenale della Marina Regia, pubblico la prefazione del compianto Assessore ai Beni Culturali Sebastiano Tusa. Io l’ho conosciuto quando era ancora Soprintendente del Mare. Sono onorata che abbia scritto la prefazione a Marhanima. Ringrazio lui e ringrazio Alessandra De Caro che me l’ha presentato.
Giovanna Fileccia
Terrasini, 10 ottobre 2019
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