Quel chiodo era l’ossessione di… Non faceva che passarlo –avanti e indietro- sulla stoffa del pantalone di cotone. Prima o poi il tessuto si sarebbe lacerato e la pelle arrossata della sua coscia sarebbe stata lì sfacciata a mostrarsi ai suoi occhi. Ci sarebbe voluto tempo. Ma non aveva fretta. Non in quel caso. Aveva tutto il tempo del viaggio. Aveva scelto il posto vicino al finestrino, così almeno poteva girare il viso da quella parte. Non che gli importasse cosa stesse sfilando davanti ai suoi occhi. Che gliene importava dei paesaggi, delle vacche al pascolo, delle cittadine. Che gliene importava di tutto quello che vedeva? Niente. Gli interessava solamente di muovere la testa ogni tanto e non guardare mai gli altri passeggeri del treno. Non avrebbe sopportato il loro sguardo su di lui, né avrebbe sopportato la loro normalità. Aveva avuto venti anni per adattarsi a se stesso: pochi, eppure tanti. Venti anni che si portava appresso gli sguardi di pietà degli altri. Come se fosse l’unico. (…)
Foto del prof. Rosario Sanguedolce.
Estate 2018. Invitata dalle istituzioni ogni giovedì ad esporre un’opera e recitare le mie poesie nel prestigioso Museo D’Aumale, Terrasini.
Accanto a me l’opera tridimensionale di Poesia Sculturata SGUARDO, dall’omonima poesia tratta da “Sillabe nel Vento” Ed. Simposium 2012.
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