Nella Bibbia sta scritto che “polvere eravamo e polvere ritorneremo”, e polvere siamo, aggiungo io.
Siamo la polvere che nascondiamo sotto al tappeto, quella che si deposita sui nostri pensieri stantii e ci fa proferire parole sbiadite senza umanità.
Oggi celebriamo il nostro compianto Alessandro. Lo facciamo in maniera originale, affidando ai nostri versi, ai nostri racconti, il ricordo della sua amicizia. Eppure, leggendo e rileggendo le nostre meravigliose parole rivolte ad Alessandro, noto un pizzico di ipocrisia da parte nostra; ipocrisia più o meno celata e inconsapevole. Di Alessandro abbiamo apprezzato la gentilezza, la gratuita affettuosità, lo smisurato altruismo, la bontà, la generosità, la nobiltà d’animo, l’immensa umiltà. Ne esaltiamo attraverso le pagine di questo libro tutte le straordinarie doti, osanniamo la sua visione della vita quasi francescana (amore per il prossimo, amore per la natura). Tuttavia, nella vita di ogni giorno, non riusciamo a fare nostre queste virtù, le allontaniamo, le teniamo alla larga, prevale il nostro egocentrismo, la nostra convenienza prima di tutto il resto, anche a costo di ferire. Insomma predichiamo bene e razzoliamo male!
Per carità, nessuna lezione di morale ed etici ammonimenti, né riferimenti ad avvenimenti che riguardano i presenti. Lungi da me dare insegnamenti su temi così virtuosi. Ci tenevo però ad iniziare questo nostro incontro con questa breve riflessione. Facciamola nostra e ponderiamola quando stasera torneremo a casa.
“Seta sul petto” è un libro originale, un modo fuori dal comune per ricordare un amico salpato verso i mari dell’Eterno.
Quando Giovanna mi ha chiesto di relazionare su questo volume vi confesso che ho accettato con immenso piacere, ma al contempo mi sono sentito investito da un’enorme responsabilità.
“Seta sul petto” non è un libro “usuale”, non c’è da commentare e recensire le poesie o la prosa di un gruppo di autori, semplicemente perché non si tratta di un’antologia che potremmo definire “classica”. Il libro dedicato ad Alessandro è uno straordinario atto d’amore e d’amicizia, un commovente inno alla vita, una sonata a più mani eseguita per cantare le meraviglie del mondo. Alessandro è stato un rivoluzionario, non lo si può definire altrimenti, perché nel fiume impetuoso dell’arroganza, dell’interesse bieco, dell’io sopra ogni cosa, lui ha saputo nuotare controcorrente, con tenacia e allegria.
Emozionante l’introduzione scritta da Giovanna. Nel leggerla ognuno di noi certamente si augurerà che fra cento anni, dopo aver esalato l’ultimo respiro, ci sia almeno una persona cara che possa ricordarci con tanto amore. In essa Giovanna ci rende partecipe della gioia della vita di coppia assieme al suo Alex, al loro primo incontro, ma anche del dolore, dello sgomento, della speranza, dell’angoscia che non si piega alla rassegnazione.
Giovanna inoltre, giocando col cognome del marito, scrive: “Alessandro che Di Mercurio aveva la forza e l’empatia”. Forza ed empatia sono sicuramente due caratteri distintivi dell’immagine che Alessandro ha lasciato in eredità di se stesso. Ma non solo, il nome del dio Mercurio, inteso anche Hermes, mi fa riaffiorare subito alla mente la favola di Esopo “Il
taglialegna ed Hermes”. In quel brano proprio la figura di Hermes è molto somigliante a quella di Alessandro. Hermes si commuove al sentir piangere un taglialegna che ha perso la sua accetta nelle acque di un fiume, decide dunque di aiutarlo e lo mette anche alla prova per sondare la sua onestà. Si tuffa e gli riporta dal fondo del fiume prima un’accetta d’oro, poi una d’argento, ma il taglialegna non riconosce in queste la sua scure. Così Hermes restituisce la vera ascia del taglialegna e per ricompensare la sua sincerità e la sua rettitudine, gli dona anche l’accetta d’oro e quella d’argento. Un amico del taglialegna, ascoltata la storia capitata al compagno, si reca nel fiume getta la sua accetta in acqua e finge di piangere. Hermes, incuriosito gli chiede del perché del suo pianto e l’uomo gli racconta della sua disgrazia. Hermes non si lascia abbindolare ma vuole metterlo alla prova, va in fondo al fiume e risale con un’accetta d’oro. Il truffaldino pensa di aver fatto fortuna e dice che quell’accetta è senz’altro la sua. Hermes risentito dalla disonestà di quell’individuo non gli da né l’accetta d’oro ma nemmeno gli restituisce la sua, così l’imbroglione resta con un palmo di naso. Umanità, altruismo, bontà, riconoscenza non sono sinonimo di mancanza di scaltrezza. Così è stato Alessandro, generoso, virtuoso, ma anche astuto e perspicace, che sapeva valorizzare la vera amicizia e non quella di facciata.
In “Seta sul petto”, le nostre riflessioni, i nostri versi, i nostri racconti, le note sul pentagramma, formano una straordinaria orchestra che suona una musica senza tempo all’unisono col battito dei nostri cuori. Abbiamo fatto un lavoro solenne. Le nostre voci si sono levate unitarie e ognuna nella propria eterogeneità è risultata omogenea alle altre nel risultato conclusivo. E’ un libro da donare o da far leggere a chi ha attraversato o sta attraversando un periodo doloroso, per far comprendere che la vita è eterna e soprattutto che se in questa vita hai seminato bene raccoglierai frutti deliziosi e confortanti. Le parole racchiuse in questo libro portano un bagaglio che racchiude rammarico, sofferenza, affetto, sorrisi, amicizia.
“Seta sul petto”. Di seta è la cravatta di Alessandro che Giovanna indossa sempre quando esce da casa. Quella cravatta sul petto è ormai un distintivo appuntato sul cuore.
Ci sono due propaggini di Alessandro che ancora possiamo ammirare. Si chiamano Leo e Fabrizio. In loro anche un occhio distratto può scorgere la tempra e la bontà, la mitezza e la determinazione del padre. Sono i pilastri che sorreggono le debolezze di Giovanna, che Alessandro sapientemente ha saputo plasmare per farne due rocce di granito, pietre angolari della sua famiglia.
Alessandro continuerà a vivere anche nei loro occhi, nei loro gesti quotidiani.
Una delle caratteristiche, una qualità di Alessandro, che voglio ricordare è l’umorismo. Io sono certo che in questo momento è in mezzo a noi col suo sorriso sulle labbra che ci prende un po’ in giro. Lo immagino, adesso, seduto tra il pubblico che ci guarda sorridendo e sussurra una battuta alla persona al suo fianco, ché in mezzo a tutti ‘sti verseggiatori, vati della arte poetica, non prova certo alcun imbarazzo perché lui la poesia mica la scrive, semplicemente la vive!
Me lo immagino pure in mezzo ai santi in Paradiso, mentre beve un bicchiere di vino con San Pietro, mentre scherza con San Marco sul vento che scompiglia i capelli ai tignusi o con Santa Apollonia per lo spazzolino e il dentifricio da regalare agli sgangulati, mentre parla con San Francesco di come anche lui dialogava con i suoi animali; oppure lo immagino mentre si prende cura delle anime innocenti dei bambini e gli parla della sua piccola fattoria in quella casa in campagna alla periferia di Terrasini, mi sembra di vederlo quando offre loro un ovetto fatto dalla sue galline, perché anche in Paradiso la genuinità viene apprezzata.
Umorismo e autoironia, anche queste doti sono sempre più rare nell’odierna società. Sapeva scherzare, Alessandro, mettendo a nudo anche i suoi limiti. Ricordo le sue gag con Francesco Billeci, moderni Stanlio e Ollio, che si prendevano in giro sulle rispettive antitetiche costituzioni fisiche.
Ridere significa amare la vita, chi affronta il mondo col buon umore semina speranza e affetto; ricordiamo il nostro Alessandro soprattutto con un sorriso, a mio avviso è il modo migliore per rendere omaggio ad un uomo straordinario.
Giovanna, Veronica, Antonino, Palma, Mimma, Rosa, Stefania, Francesco Ferrante, Anna, Vincenzo, Caterina, Cinzia Finocchiaro, Cinzia Romano, Francesco Billeci, Pietro, Mari, Tiziana, Rita Vita, Cinzia Fileccia, Maria Rita, Valentina, Alessandra.
Questi i nomi di chi ha partecipato alla stesura di questo libro, volume che è la nostra ode in ricordo di Alessandro.
Francesco Ferrante
Ringrazio Francesco Ferrante per aver accettato di relazionare sul libro Seta sul petto, Per Alessandro che Di Mercurio aveva la forza e l’empatia. Ed. Simposium 2020
Giovanna Fileccia