“Grazie a tutte le amiche e gli amici e benvenuti all’ombra di questa splendida torre per ascoltare, spero con piacere, e conoscere il primo libro di prosa che Giovanna Fileccia ha pubblicato pochi mesi fa. Sempre un plauso all’amministrazione Comunale, attenta con la sua Assessora alla Cultura a valorizzare e riconoscere le voci letterarie del territorio. Come state? Sono qui invitata da Giovanna Fileccia per parlare del suo romanzo dal titolo molto originale “Oggetti in terapia” e complimenti all’editore per l’elegante impaginazione e l’illustrazione della copertina. Deliziosa direi.
Credo che più di quattro anni fa Giovanna è venuta a casa mia portandomi un quasi manoscritto per sapere cosa ne pensavo. Da lettrice non da critica letteraria le ho consigliato di completarlo e trovare un editore. Il libro ha già fatto la sua strada. “Oggetti in terapia” è stato già recensito da critici di professione argomentato favorevolmente. Per questo io non parlerò del suo valore letterario e stilistico ma di quello che ha suscitato in me contagiandomi con la sua fantasia fuori da ogni luogo e fuori da ogni tempo.
Dopo aver letto le prime pagine mi viene in mente un ricordo una frase…
-C’era una volta
-Un re!, direte voi miei piccoli amici.
-No. C’era una volta un pezzo di legno.
Guarda, mi dico, già un oggetto di legno a cui è stata data la parola. Che continua a fare il giro del mondo e sembra che sia il libro più letto da bambini e adulti. Dunque scendo fin giù e mi ritrovo a far parte di un gruppo di oggetti che seduti a terra formano un cerchio magico davanti a un dottorone impaziente e vegliardo che si chiama Orologio a Pendolo. E mentre guardo con curiosità chi fa parte del gruppo e capire se c’è posto per me, spunta fuori una scarpa con tacco 12, giallo dorata, da qui Scarpa Gioiello, che alza un tacco divelto e una vocina che si fa strada: “Vorrei parlare io per prima”.
A me viene di fare un saltello, una piroetta entrare nel cerchio e a gambe incrociate sedermi a terra tra di loro e ascoltare. I componenti di questo gruppo sventurato in cerca di sfogo e possibilmente di guarigione mi fanno posto con grande gentilezza: si presentano con fare da signori d’altri tempi. Piacere Divano… io Cerchietto per Capelli e lei? Sono Sedia Luigi XVI, mi scusi ma non posso alzarmi mi tremano le gambe. Utilizzando le frecce ora sì, ora no, richiama la mia attenzione signora Automobile che accende e spegne i fari per salutarmi. Una musichetta mi fa voltare: è il signor Carillon. Guarda mi dico una vecchia conoscenza amica da sempre… da quando avevo sei anni, da lontano mi accenna un timido sorriso. Certo mi dico per lei sempre una maestra sono. La saluto con la mano, Signora Lavagna anche lei qui? Tappeto Persiano alza la frangia, per favore io mi sento a terra! Il vecchio dottore (pensate costruito nel 700 al tempo dell’Illuminismo) con fare sussiegoso mette ordine alla seduta: silenzio e seguite le regole. Oggi affronteremo i disagi che vi hanno condotto fin qui io da terapeuta vi accompagnerò a riconoscere i malesseri. Ognuno di voi avrà a disposizione il tempo di una serie di rintocchi. Per noi il tempo passa in modo diverso da quello degli umani. Si misura dal logorio di noi stessi. A questo punto il dottore fa un cenno a qualcuno dietro il paravento. Sopra un tavolino coperto da fogli bianchi c’è Penna a Sfera, attenta e pignola segretaria che verbalizza pure le virgole oltre alle indicazioni terapeutiche.
È il momento di cominciare. Prego chi vuole iniziare? Si fa avanti scarpa Gioiello (legge Alessia Di Ranno).
Continuiamo ad ascoltare il signor Divano che da tempo ha una molla alzata (legge Alessia).
Alessia puoi farci sapere la signora Automobile cosa ha da dire? Strepita e sbuffa da fare impazzire (legge Alessia).
Così Giovanna pur affrontando tematiche complesse e attuali (come per esempio il riciclo, l’ecologia, il valore e il rispetto anche delle cose) scivola leggera nel pensiero e nel linguaggio creando un’atmosfera surreale permeata da genialità, dalla fantasia più sfrenata, e la mente mi porta a quel personaggio letterario che si muove in tutto il bacino del Mediterraneo della tradizione orale popolare giudaico- spagnola che si chiama Giufà. Giovanna l’affabulatrice riprende gli echi di una comicità surreale con quella capacità che si ritrova di assorbire e fare proprie le sottili ragnatele di tradizioni orali riportati dal Pitré, rielaborati da Leonardo Sciascia e altri cultori della materia. Ma questa è un’altra storia e quindi… Ritorno indietro. Giovanna pur usando ironia e sorriso parla di cose serie rendendole leggere e non banali. Affronta i valori che regolano o dovrebbero regolare la nostra vita quotidiana, li mette in bocca agli oggetti che si ritrovano a loro agio liberandosi dai piccoli dolori che devono affrontare giorno per giorno.
Ma in che modo si liberano, loro, oggetti senza parola? (e qui sta la genialità) proprio conquistando il linguaggio, sì mutuato dagli umani, ma comunque una conquista impossibile pure da pensare. In quel cerchio magico, i problemi, le sofferenze, le contrarietà vengono ammucchiati ed annullati, diventando parte di una comunità dove tutto affoga e si rinnova, dove i limiti si annullano in forza di quelle mani che si cercano e si passano come in un giro di contradanza gioie, dolori, avversità, conquiste, sconfitte, amori eccetera. L’aspetto che più voglio ancora sottolineare -perché mi sembra il piatto forte di questo pranzo- che si legge tra le righe continuamente è la capacità da parte dell’autrice di sapersi mettere dalla parte dell’altro ed è così forte da scombinare le leggi della fisica, addirittura sposta il suo baricentro, esce fuori dal margine, sta per cadere, per perdere l’equilibrio ma con quel guizzo di pura creatività, si sposta nel vuoto come un funambolo.
La scrittura di Giovanna è semplice, scorrevole ma profonda, non moralista, non pedagogica, quindi non pedante. È della semplicità dei forti, è, oserei dire, Educativa. Dove la lettera E si scrive con la maiuscola. Una E maiuscola, per dirla con Eugenio Montale, Poiché la vita fugge, “la sola lettera dell’alfabeto che rende possibile o almeno ipotizzabile l’Esistenza”. Che questa voce È.
OGGETTI IN TERAPIA di Giovanna Fileccia.
Edito da Scatole Parlanti (novembre 2020).
Relazione della professoressa Graziella Catalano.
Terrasini 8 agosto 2020, presentazione del romanzo presso Torre Alba Terrasini (Pa).
BUONA LETTURA A TUTTI