Ringrazio la poetessa Mimma Raspanti per questa attenta e riflessiva recensione al mio romanzo. Giovanna.

OGGETTI IN TERAPIA – di Giovanna Fileccia. Edito da Scatole Parlanti 2019. Collana Voci
Recensione di Mimma Raspanti
Ho appena finito di leggere “Oggetti in terapia”, la prima opera narrativa di Giovanna Fileccia. Devo dire che già da subito il titolo e la copertina mi hanno incuriosito ed ho perciò cominciato con molto entusiasmo la lettura.
Nessuna prefazione presenta il libro, non mi stupisco, conoscendo Giovanna so che ama sempre differenziarsi, le cose convenzionali non fanno per lei.
La lettura è piacevolissima, mi ricorda molto “La fattoria degli animali” di Orwell, a differenza qui parlano gli oggetti, ma mentre per noi è facile immaginare che degli animali possano parlare perché “animati”, è più difficile che delle cose possano
proferire parola esternando sentimenti, proprio perché abbiamo di questi il senso della staticità, dell’immobilità. Forse la nostra autrice si è rifatta al pensiero di un importante filosofo greco, Anassimene, il quale pensava che anche le pietre avessero un’anima, o magari a Spinoza anche lui un
ilozoista, o chissà…io che non ho studiato filosofia, a parte qualche lettura qua e là, senza sminuirlo mi piace ricordare lo scrittore Luciano De Crescenzo che in un suo libro “Storia della filosofia greca” cita un filoso dei nostri giorni, alla portata di tutti, un tale Peppino Russo il quale dice: “Non è che tutti i giocattoli, appena escono dalle fabbriche, hanno subito un’anima. Nossignore, in quel momento sono solo dei semplici oggetti senza nessuna individualità. Come però un bambino comincia ad
amarli, ecco che dei pezzetti dell’anima di colui che ama si vanno a ficcare all’interno della plastica e la trasformano in materia viva.”. Ecco, alla luce di tutto questo, la storia della Fileccia acquista un altro valore, il suo libro non è più un’ironica
favola per bambini dove oggetti in terapia si raccontano, ma diventa un vero e sottile messaggio che invita al rispetto di tutto ciò che possediamo e al quale diamo poco valore, rispetto di cose che, probabilmente, hanno un’anima, e se non dovessero
avercela hanno pur sempre quella parte di noi che li ha vissuti e perciò contagiati della nostra umanità, nel bene che abbiamo loro voluto.
Così scrive Giovanna: “…e tutti hanno il medesimo problema di fondo che riguarda la mancanza di rispetto e la mancanza di valore da parte degli umani”. Mi dico a questo
punto, ma se l’uomo non ha neanche rispetto per il suo simile, in una società usa e getta dove si cambiano amicizie rapidamente, dove parenti si scordano come abiti usati, come si può pensare di avere cura e rispetto di un’auto, o di un frigo? forse tutto è relativo al loro valore economico, e allora un paio di scarpe, un cerchietto per capelli, una penna, un giocattolo, che chance hanno? “Io non sono qui per farvi la paternale ma vedete il signor Carrozzino? In un niente – cinque minuti- è stato messo
da parte dal suo proprietario. “(pag. 63)
Il romanzo va avanti in modo fluido e insiste sull’importanza del rispetto per le cose, persino del riciclo, cosa che l’autrice fa spesso inserendo nelle sue opere di “scultura” – Poesia Sculturata- oggetti che andrebbero buttati e invece valorizza dando loro una nuova forma artistica. “Che il genere umano possa dare il giusto valore alle cose.” ricorda ancora a pag 80.
Oltre al rispetto per le cose, la scrittrice tiene a sottolineare l’importanza del dialogo e in una delle epigrafi che accompagnano ogni paragrafo scrive: “Qual è la condizione essenziale del dialogo? È la capacità di porsi dal punto di vista dell’altro” (P.F. D’Arcais). Da qui il racconto giunge a una sorta di cooperazione tra uomini e oggetti
che risolve la vicenda.
A conclusione l’autrice fa dire a uno dei protagonisti, il dottor Fieravalli: “tutto quello che avevo da dire l’ho scritto nel mio libro: il mio pensiero l’ho nascosto tra le righe, ora sta ai lettori scovarlo, capirlo ed eventualmente gradirlo”.
Penso che questa frase rispecchi il pensiero di Giovanna, il suo messaggio lo ha scritto fra le righe e io come umile lettrice credo di averne colto il senso più profondo. A voi, ora, che vi immergerete nella lettura di questo simpatico, ironico, romanzo, il compito di scovarlo, capirlo ed eventualmente gradirlo.
Mimma Raspanti – Alcamo, 13 ottobre 2020
