Leggo e recensisco. STORIA DI ORDINARIA… IN GIUSTIZIA, di Salvatore Cappalonga.

ALLA RICERCA DELLA LINEA DI CONFINE recensione di Giovanna Fileccia

Storia di ordinaria… ingiustizia, edito da Edizioni Billeci, è il quarto dei libri che ho vinto al contest gara organizzato da Alessandra Di Girolamo nel gruppo Gli amici delle Emozioni. Il tema del contest scelto da Salvatore Cappalonga era le ingiustizie e io ho partecipato con la mia poesia – tratta dal mio secondo libro La Giostra dorata del Ragno che tesse – Un giorno qualunque, anche se, in verità, quel ‘giorno qualunque’ è memoria di un dì ben preciso, un dì funesto – il 4 ottobre 2013 – nel quale mentre si festeggiava San Francesco a Lampedusa annegavano i migranti.

Per iniziare questa mia mi aggancio al titolo del libro di Salvatore che mi conduce verso due domande: cosa porta un uomo a cercare giustizia? E poi: che cosa è l’ordinaria ingiustizia? È triste per me rendermi conto di quanto l’ordinarietà delle ingiustizie ormai faccia parte del tessuto sociale. Cappalonga, come un catalizzatore, porta il lettore a porsi queste e altre domande. Per esempio: cosa possiamo fare per svegliarci dal torpore che ci induce a omologare le azioni e accettarle nonostante stonino con il nostro sentire? Perché c’è tanta discrepanza tra il come agiamo e il come pensiamo? Quanto nel quotidiano ci facciamo guidare dalla nostra coscienza?
Tanti quesiti, forse troppi.

Ma andiamo al libro che ospita cinquantanove poesie in rima alternata o baciata. Alla lettura del volume oggetto di questa mia ho appurato che Salvatore Cappalonga devia l’attenzione da sé per portarla verso l’esterno, eppure la sua personalità si manifesta ugualmente e mi arriva forte e chiara. Come è chiaro per me il suo tracciare una linea immaginaria che faccia da confine, da spartizione, del concetto di giusto e di sbagliato, e la tracci mostrando e raccontando insieme.

Non fa sconti Salvatore tant’è che egli verseggia su tutto e denuncia ciò che aborrisce. Storia di ordinaria… ingiustizia racchiude strofe scritte con gli occhi di un uomo niveo che spera che il mondo migliori.

Schiave è un esempio di come la sua scrittura sia, sì, semplice ma estremamente incisiva. A un certo punto egli dice
Da certa gente che non vale niente
Gente che le compra per sfruttarle
Gente dal cuore di serpente.

Nella poesia Rispetto la linea di confine che traccia Salvatore è netta. Ne trascrivo una strofa
Adesso vuoi pulirti la coscienza
Negando a tutti quanti l’evidenza
Dato che mi hai reso assai depressa
Tenendomi stretta e sottomessa.

Sono tanti i temi che Salvatore Cappalonga affronta nel suo libro: dalla violenza alle donne, alla situazione degli uomini separati; della solitudine, al rispetto; dalla prostituzione, all’otto di marzo; dal padre padrone, alla sposa bambina.
È inevitabile a questo punto ritornare chiedermi e chiedervi: cosa porta un uomo a cercare giustizia? E che cosa è la giustizia? Spinose domande, lo so. Eppure il punto focale della tematica che unisce questa storia è proprio l’ordinaria ingiustizia. Ciò che emerge dal libro di Salvatore Cappalonga è come egli indossi i panni di eroe del nostro tempo. Brandisce parole e corre sul filo della giustizia denunciando l’ingiustizia.
Gli eroi portano sulle spalle i problemi del mondo, si fanno carico delle ingiustizie che vedono e combattono affinché il bene trionfi. Cappalonga è un eroe delle parole e sente sulle spalle l’esigenza di denunciare. Egli guarda al luogo in cui vive, ma pure all’Italia e anche al mondo. E nel suo guardare punta un immaginario riflettore su parole antiche – forse dimenticate? – come “etica”, “correttezza”, “responsabilità”.

Uno degli elementi che mi ha colpito della poesia di Salvatore Cappalonga è l’ironia: egli veste alcune poesie di leggerezza come per esempio Italia, Visita, Bianche. Ma dietro la leggerezza c’è molta sostanza poiché ha molto da dire.

Emblematica la copertina del libro che ritrae una barca in attesa che qualcuno vi salga, la sleghi e la conduca al largo. Forse Salvatore è come quella barca: in attesa che qualcheduno lo prenda per mano, lo sollevi dai pesi, e lo conduca verso quell’ideale di giustizia che tanto brama.

Storia di ordinaria… ingiustizia un titolo che sembrerebbe più adatto a un racconto. Mi sono chiesta perché storia e non storie? Forse perché egli con la parola storia intende racchiudere, tra le pagine del libro, la storia comune a tutti gli esseri umani. Mi piace pensare che sia così e rinviare i lettori a quel monito, a quelle parole antiche a cui ho accennato sopra. Parole che indicano ciò che suggerisce la coscienza. Perché, in fondo, ognuno sa che giusto e sbagliato sono due concetti talmente duttili da creare confusione: a volte si giustifica il male a fin di bene, e a volte chi fa del bene riceve il male. Luoghi comuni? Lascio a voi la risposta. Ciò che è certo è che ognuno possiede la propria linea di confine. Ciò che è certo è che ognuno, se si interroga, sa cosa è giusto e cosa è sbagliato per se stesso. E se Salvatore Cappalonga con questa sua raccolta farà riflettere su un argomento così delicato e scomodo, beh, io non posso fare altro che ringraziarlo.

Giovanna Fileccia

Terrasini 16 aprile 2021

QUI la poesia “Un giorno qualunque” a chiusura dalla relazione del prof. Salvatore Maurici a “La Giostra dorata del Ragno che tesse”. Villa Niscemi, Palermo.

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