
Sono stata a Bologna dal 23 al 26 novembre 2021, tre giorni intensi passati tra le vie della città e incontri letterari e culturali.
Giovedì 25 novembre 2021, presso il caffè letterario DANDY al centro di Bologna, ha avuto luogo l’incontro dedicato alla Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. L’evento dal titolo “Le donne con le donne per le donne” è stato patrocinato dal Comune di Bologna. Moderato dalla scrittrice Marcella Nigro vi hanno partecipato, oltre me, le poetesse Paola Mattioli, Elisa Villano e Alice Silvia Morelli che ringrazio per l’invito.
Non è facile parlare di questa specifica tematica poiché inevitabilmente vengono coinvolti svariati aspetti: da quello politico a quello familiare, da quello sociale a quello legislativo, da quello personale a quello introspettivo. Ognuno di questi aspetti è stato appena sfiorato attraverso le letture delle nostre poesie che hanno fatto da sfondo a un pomeriggio al quale si è voluto dare una direzione ben precisa basata non sulla parola “violenza” ma su quest’altra parola: costruzione.
Costruzione di un dialogo per poter accettare quelle che io chiamo le “armoniche differenze”. Costruzione del sé introspettivo che rafforza l’autostima che, a sua volta, può portare all’autonomia, alla libertà, alla decisione di dire ora basta! Costruzione per poter accedere alla speranza così come scrive Alice Silvia Morelli nella sua poesia Aquilone. La trascrivo:
AQUILONE
Amo chi non si arrende,
rimanendo legato a quel sottile filo
che si chiama speranza.
Perché come l’aquilone,
la vera meraviglia
la ottieni controvento
e non a favore.
La speranza è una mano tesa verso; è costruzione di una luce per scalzare l’ombra nera che si insinua nel profondo e prosciuga ogni energia.
Durante il mio intervento ho fatto una proposta: sostituire le parole che compongono l’intestazione della suddetta giornata nel seguente modo: da Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, a Giornata internazionale per l’introduzione della gentilezza verso le donne. Mi chiedo e vi chiedo: Come possiamo pensare di combattere la violenza utilizzando la parola violenza? introduciamo invece la gentilezza, introduciamo la bellezza, utilizziamo parole che sortiscano un pensiero positivo. Utopia? Forse. Eppure abbiamo bisogno di credere che la realtà dei fatti e dei numeri cambi, abbiamo bisogno di credere che la violenza cessi, che la rabbia venga affrontata, che uomini e donne possano essere presi per mano da professionisti, psicologi compresi, e accompagnati verso la gentilezza e la gioia di accettare le diversità e gli altrui desideri affinché si possa vivere insieme: ciascuno con le proprie armoniche differenze.
Oltre che le mie poesie, ho portato la testimonianza dell’amica Loredana Geloso della quale recentemente ho presentato il libro Ciura e dulura – Ed. Simposium 2021 (Qui le mia relazione). Riporto in sintesi il suo messaggio: “Ci chiamano sopravvissute, noi donne abusate. Perché dopo tanto male subito, dopo tanta brutalità, tutto cambia. Cambiamo dentro. Inesorabilmente qualcosa si spegne. Ma la forza di resilienza viene fuori per sopravvivere a questo orrore. Molte di noi donne abusate hanno reagito: alcune hanno aperto pagine social per aiutare altre donne, altre hanno scritto libri, altre sono diventate poetesse, altre si dedicano al volontariato. Donne forti e coraggiose oggi dicono STOP a ogni genere di violenza psicologica e fisica. Le leggi devono cambiare per una vera svolta giuridica. Ancora oggi cammino sulle uova, ma non smetterò di lottare per questo.”
A questo punto, qui e adesso, vorrei esprimere un desiderio: vorrei che ogni poro della pelle e ogni occhio e ogni battito cardiaco e ogni mano possa, da qui al prossimo anno, riempirsi di gentilezza per la donna e per l’uomo e per ogni essere vivente, formiche e erba compresi. Farnetico, dite? Sapete a volte i sogni potrebbero realizzarsi soprattutto quando i fautori del cambiamento potremmo essere noi stessi. Se solo fossimo capaci di accogliere la gentilezza nella nostra vita tutti ne gioveremmo, non credete?
Sono anni che tratto il tema della violenza di genere, oltre che scrivere, organizzare e partecipare a incontri, dal 2015 occupo una sedia in ricordo di quelle donne che erano e ora non sono più. Un posto occupato come monito e come allerta poiché potrebbe accadere a nostra sorella, a una nostra amica, a una nostra collega, di essere mal-trattata… o peggio.
Lo scorso anno, nonostante la pandemia, ho voluto dire la mia con un video realizzato a casa mia: mi sono tolta le scarpe, mi sono seduta a terra e ho occupato la sedia IMPERIA (Qui il video:). In quei minuti ho parlato di valore e di rispetto, e poi ho letto la poesia La donna merita che recita:
LA DONNA MERITA
Un grazie ogni tanto per quel suo togliere nubi e scansare saette
Una carezza all’anno per quel suo accogliere frutti e foglie secche
Un bacio al giorno per quel suo andare oltre la sera e la mattina
E
Un abbraccio che giunga dal mare e dalla terra
Un sorriso che vada a rincuorar l’aurora
Un arcobaleno di sillabe nuove per lenire il dolore
Infine
Gioia nell’avvinghiarsi all’albero dell’esistenza
Terrasini, 15 dicembre 2021
VIDEO DEI MOMENTI PIÙ BELLI E IMPORTANTI:
Nota n. 1: la poesia L’aquilone di Alice Silvia Morelli è tratta dal suo libro Riderò come se non avessi mai pianto – Damster edizioni 2019.
Nota n. 2: la mia poesia La donna merita è tratta del mio libro La Giostra dorata del Ragno che tesse – Ed Simposium 2015.
Nota n. 3: Posto occupato è una campagna di sensibilizzazione sociale, virale e gratuita per le donne abusate e mal-trattate. Qui il link: https://postoccupato.org/
Gentile Giovanna, ho letto il suo articolo e condivido in pieno l’idea che non si possa lottare contro la violenza usando questa parola, come non si debbano usare manifesti contro la violenza, mostrando donne violentate. Bisognerebbe spostare la prospettiva pubblicizzando visivamente e concettualmente gli effetti dei gesti di gentilezza e di rispetto. Mostrarli non come gesti eccezionali.
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Gentile Marcello, la ringrazio per il commento, graditissimo. Sono d’accordo con lei e credo fermamente che bisogna usare parole diverse per comunicare.
A Bologna durante l’incontro del 25 novembre l’ho ribadito a voce alta: “E se invece di scrivere e parlare de la ‘Giornata internazionale contro la violenza sulle donne’ si scrivesse ‘Giornata internazionale a favore dell’introduzione della gentilezza verso le donne ?”
Cambierebbe tutto
Grazie ancora Marcello
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Grazie della gentile risposta, Giovanna. Mi auguro che la sua proposta venga accolta e al più presto.
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