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I SEGRETI DELLA CASA DI VIA DE LORENZI, di Francesca Letizia Piccione. Recensione a cura di Giovanna Fileccia

Il libro di Francesca Letizia Piccione mi ha incuriosito già dal titolo che riporta, tra le altre, la parola “segreti”. Chi di noi non si lascia sedurre dal mistero di una storia? Spesso i libri hanno il pregio di solleticare il mio ingranaggio cerebrale, e non sempre tra le pagine avverto emozioni tali da farmi battere il cuore. Ne I segreti della casa di Via De Lorenzi ho trovato aspetti emozionali, spunti di riflessione e misteri da risolvere. Una vicenda familiare, a cavallo della Seconda Guerra Mondiale, che fa da specchio ai disagi e alle credenze del popolo siciliano, e va di pari passo con il periodo storico in cui è ambientato.
Nel titolo individuo due parole chiave: casa e segreti, parole che mi inducono a domandarmi: è la casa la vera protagonista della vicenda? E poi: i segreti riguardano la casa o chi la abita? Certo una casa senza abitanti è come un sacco senza noci, eppure a volte capita di entrare in case vuote, e sentire quello strano formicolio che fa rizzare i capelli e ti avverte che qualcosa, tra quelle pareti, vibra. A me è capitato.
I segreti della casa di Via De Lorenzi ha vinto il secondo posto al XIII concorso letterario V. Alfieri e si è classificato tra i 200 libri più belli d’Italia al Festival Internazionale Inventa un Film 2021 e ha vinto il quinto posto al concorso letterario Tre colori INVENTA UN FILM.
Il libro si divide in capitoli e fin dalla prima pagina si evince come l’autrice abbia uno stile lineare e deciso: lineare perché privo di fronzoli superflui, deciso perché scritto in modo diretto. Alla lettura del primo capitolo ci accorgiamo subito che non vi è nessuna introduzione dei personaggi, né alcuna descrizione panoramica; Francesca Letizia Piccione ci catapulta dentro una conversazione tra madre e figlio.
Il dialogo tra i due è più una rimostranza, una ribellione, una presa di posizione di gnà Maretta decisa a cambiare casa perché questa in cui vivono sta cadendo a pezzi. E Nanni, il figlio, la rassicura: parlerà lui con il padre e lo convincerà ad acquistare la bellissima casa di Via De Lorenzi. Pochi paragrafi eppure, in questo scoppiettante avvio, troviamo molte informazioni: la solidità della famiglia Quercia, un albero ben radicato, con i suoi rami fioriti; una famiglia siciliana unita e benestante in cui vige una gerarchia patriarcale: è il padre ad avere il potere decisionale, eppure egli è un uomo buono che accontenta la moglie e i figli quasi subito nonostante egli mai acquisterebbe quella casa che a suo dire vi dimorano spiriti maligni.
I segreti della casa di Via De Lorenzi ci offre una lettura scorrevole e frizzante che dal secondo capitolo in poi si alterna in una doppia veste: in alcuni capitoli infatti è Ada, figlia più piccola della gnà Maretta, che, ora anziana, racconta la sua storia alla nipote Sofia, anticipando quasi gli avvenimenti della vicenda di cui lei e la sua famiglia sono stati protagonisti. L’autrice ha scelto di legare il passato e il presente attraverso il racconto di nonna Ada: è come se, man mano l’anziana donna racconti alla nipote le disgrazie che subirono dall’arrivo in quella maledetta casa, in realtà ella faccia chiarezza dentro di sé e assimili i fatti dolorosi, analizzandoli in modo razionale e facendosene, nel bene e nel male, una ragione.
Non mi stupisce che l’autrice con questa sua opera abbia vinto nel 2015 il secondo posto al XIII Concorso Vittorio Alfieri. In questo libro ci sono tutti gli elementi che ne fanno una buona storia intrisa di sentimenti e vissuti, in cui molti potranno immedesimarsi.
L’autrice dipana e narra una trama ricca di dialoghi e colpi di scena e intercala espressioni tipicamente siciliane imbastendo dialoghi coloriti in cui l’italiano si mischia col siciliano. D’altro canto Camilleri seguendo la scia di Luigi Pirandello afferma quanto segue: La lingua esprime il concetto, il dialetto il sentimento. In effetti il dialetto, insieme alla mimica e all’espressività del viso, ci aiuta a esternare sentimenti quali lo sdegno, la collera, la gelosia, la sorpresa, la curiosità. Ma anche l’amore e la tenerezza.
Francesca Letizia, giovane donna lilibetana, in questa sua opera prima, ha dato prova di possedere un carattere risoluto. Non è usuale che in un libro scritto da mani femminili oltre il già variopinto dialetto, a rafforzare i termini siciliani ci siano una serie di epiteti che, a dispetto dei quaranta e passa anni intercorsi dal periodo storico in cui è ambientato il romanzo, anche noi oggi utilizziamo spesso. Anche in questo caso cito Camilleri il quale afferma: le parolacce sono il linguaggio della verità.
Ma ritornando alle emozioni, nel sesto capitolo la gnà Maretta dopo più di un anno riabbraccia Nanni, il figlio prediletto cacciato di casa dal padre a causa di Teresina, una bella ragazza nata in una famiglia in cui impera la legge di un uomo padre-padrone che obbliga sia la figlia che la moglie a prostituirsi.
Dalla relazione tra Nanni e Teresina nasce una bambina, Bettina, che in seguito sarà anch’essa vittima di un incidente all’interno della casa di via De Lorenzi.
In pochi anni la famiglia Quercia subirà altre disgrazie come per esempio la fuitina di Tera con Pippino, fratello di Teresina che getta altro disonore sui Quercia, tanto da minare seriamente le radici di quest’albero inizialmente solido. I due fuiuti vanno a Vizzini e in seguito si scoprirà che Pippino ha circuito Tera per vendicarsi di suo cognato Nanni, il quale ha abbandonato la moglie gravemente malata e la figlioletta, per ritornare in famiglia.
Le tragedie dei Quercia sono tante: una cataratta di dispiaceri offusca il vivere della famiglia. Ad annunciare ogni sofferenza e dolore sarà una donna spettrale e inquietante che si presenterà negli incubi di Ada e nelle visioni della gnà Maretta.
Il libro della Piccione incuriosisce per i tanti misteri e segreti. Per esempio: chi è la donna bionda che appare ad Ada? Chi canta la ninnananna mentre in casa non c’è nessuno? Chi è l’uomo vestito di nero che passeggia in giardino? Il suo è un narrare avvolgente e confortante, un noir cruento dal sapore fiabesco con la differenza che nessun incantesimo salverà né gli abitanti, né la casa che in realtà risulta essere la vera protagonista.
L’autrice nella sua nota scrive, e a ragione, che il suo è un romanzo che parla di donne discriminate, violentate, uccise, trattate peggio dei cani. Donne vittime di uomini. Io aggiungo che “I segreti di via De Lorenzi” è anche un romanzo corale dove i personaggi tutti sono vittime degli eventi, della guerra, del disonore, della vendetta. Inoltre è un libro che affronta molti aspetti che riguardano la famiglia, la vita e la morte; la sfida, l’amore, la passione e l’onore; e ancora: il mistero, la paura, il coraggio; il dolore, la rabbia, la guerra; la fame, il freddo. E se ciò non bastasse ci sono gli incubi, la miseria e il rimorso.
Ho molto apprezzato il romanzo di Francesca Letizia Piccione anche per alcune espressioni poetico/romantiche. Ne cito due che ingentiliscono i drammi e la cupezza della storia: Freddo astro d’argento riferito alla luna, e: L’alba li sorprese e li accarezzò con i suoi tiepidi raggi bagnati di rugiada riferito a Tera e Pippino.
L’autrice, nel suo ispirarsi a una storia vera in cui le persone e le malummire si dividono i medesimi spazi, ci trasmette un messaggio: ogni individuo riesce ad adattarsi alle condizioni in cui è costretto a vivere. È triste da dire, lo so, eppure, se mi è concesso un pensiero, ecco, penso che, chi più chi meno, siamo un po’ tutti vittime di situazioni e circostanze che trascendono al nostro controllo, ma è il modo in cui reagiamo in quei frangenti a fare la differenza. Ada, per esempio, reagisce, andando via da quella casa maledetta. Le vibrazioni negative ormai sono entrate nelle ossa dei Quercia superstiti. Essi continueranno a subire disgrazie, ma Ada imperterrita continuerà a vivere senza perdersi d’animo.
A me, a fine lettura, resta una vaga inquietudine ché, nonostante i misteri e i segreti abbiano trovato un perché, sento aleggiare nell’aria più voci e tra quelle mi immagino nonna Ada che, dal limbo nel quale è rimasta, ricomincia a narrare alla nipote la storia di Isabella.
Terrasini, 7 marzo 2019
QUI LE ALTRE RECENSIONI: https://giovannafileccia.com/2022/09/12/leggo-e-recensisco-prossime-recensioni-dal-19-settembre-2022/
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Leggere la recensione di Giovanna Fileccia, significa sedersi su una poltrona, sdraiarsi sul divano o rimanere sotto le coperte come sto facendo io; e vedere leggendo, un film in diretta.
Il libro è di madornale bellezza, un thriller psicologico.L’autrice veramente una persona anima, decisa; una penna che scorre nelle vene! Descrive un contesto
di vita familiare suo e sociale, scottante sotto tutti gli aspetti: ~ quelli più spietati nei confronti delle donne maltrattate, sfruttate fisicamente e psicologicamente.~
Un profilo personale che enuncia il suo travagliato vissuto in modo garbato.
“I SEGRETI DELLA CASA DI VIA LORENZI”
è veramente un bel romanzo ; ricco di vibranti espressioni che toccano il cuore
e graffiano l’anima.
Grazie cara Giovanna, alla prossima.
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Cara Franca il tuo commento mi fa molto piacere, ti ringrazio molto!
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