Leggo e recensisco. ANGELO ABBATE, Nel buio ricami di luce. Edizioni Thule, 2019.

Terzo appuntamento con la mia rubrica “Leggo e recensisco a cura di Giovanna Fileccia” . Qui i titoli dei libri e gli autori e autrici di cui leggerete: https://giovannafileccia.com/2022/09/12/leggo-e-recensisco-prossime-recensioni-dal-19-settembre-2022/  Certa del Vostro supporto. G. F.

Nel buio ricami di luce, di Angelo Abbate. Recensione a cura di Giovanna Fileccia

La raccolta poetica di Angelo Abbate si apre con la poesia dal medesimo titolo Nel buio ricami di luce: una lirica intensa e drammatica che induce alla riflessione, così come invitano alla riflessione molte delle poesie di questa prima pubblicazione di Abbate.

Angelo non si limita qui a narrare l’attimo, egli narra un insieme di momenti e azioni ammargiati di emozioni. Uso il verbo ammargiare poiché mi sento catapultata dentro il mare, luogo affine ad Angelo, uomo marino fin nel profondo del suo essere. Il Nostro è stato Comandante nei Porti di Marsala, Trapani e Palermo, e ha vissuto, gran parte della sua vita militare, osservando la linea dell’orizzonte che unisce cielo e mare. È avvezzo a navigare utilizzando prevalentemente il senso della vista, e nel suo navigare si fa trasportare da ogni onda. Lo immagino nel mare in tempesta inseguire l’onda alta e, piuttosto che chiudere gli occhi e virare la nave, egli l’affronta con caparbietà e fermezza.

Angelo Abbate, come un incantatore del mare poetico, imbriglia le onde tempestose che rapiscono i sogni. C’è malinconia nella sua poetica: in Assorti pensieri vi è la bramosia di chi vorrebbe ricongiungersi alla natura, luogo ideale nel quale poter deporre la possente armatura degli assorti pensieri.

Sono pensieri pesanti e parole che pesano, queste de Nel buio ricami di luce che in copertina ritrae un dipinto, dall’omonomo titolo del libro, dell’artista Carlo Puleo: un uomo osserva uno scorcio marino che si staglia in un cielo serale illuminato da punti di stelle: luci appunto a significare che nel nostro mondo non esiste il buio fitto. Mi piace pensare che il buio forse si trova in un’altra dimensione, oppure non esiste proprio così come non esiste il silenzio assoluto. Forse, rifletto, se entrassimo dentro il nostro stesso corpo potremmo ammantarci di buio ma credo che a ogni respiro a ogni battito filtrerebbe ugualmente uno spiraglio luminoso.

E uno spiraglio luminoso lo intravedo in Aquila per una notte lirica ricca di dettagli, emblema di raccoglimento del dolore, un’eco di ciò che ancora è da accadere; è una poesia dedicata alla madre che vive nel grembo di un sogno avvinghiata a bagliori di stelle e spicchi di pace.

Nel mare di parole di Angelo ci si potrebbe perdere e annullare per la tragicità di cui trasudano. I titoli delle poesie sanno già di drammatico. Un appunto particolare voglio darlo alla poesia Squarci di luce che si distingue dalle altre poiché è una delle poche scritte in prima persona. È una lirica discendente nella quale il vento trasporta nell’incerto domani il lamento e la malinconia. Vi si legge tutta l’angoscia di un uomo che vuole emergere dal grigiore per ricercare la speranza capace di ristorare l’anima. Ce la farà?

Molte delle poesie contenute in Nel buio ricami di luce sono scritte in seconda persona. Mi sono chiesta il perché e ho provato a darmi una risposta: egli, come dicevo all’inizio, è un uomo di mare che usa molto il senso della vista per cui è un osservatore che capta con emozione e rilascia con distacco senza farsi travolgere dalla sofferenza che vede. Così espone la sua razionalità pur tenendo per le briglie la sua emotività riuscendo comunque a catapultare il lettore nel dramma della violenza, della Shoah, del femminicidio, della guerra e non solo poiché egli affronta anche altri temi come l’aborto, il tempo, la disabilità. E, tra le parole più ricorrenti, ecco sbucare il sogno, la luce e la speranza.

La poesia di Abbate è visiva e descrittiva, oserei dire barocca nel senso che è ricca, ricamata, piena di intagli e ghirigori. Il nostro è un narratore\poeta che esprime amarezza. La poesia L’ipocrita in doppiopetto è una delle più istintive: va dritta al punto e scorre liscia e libera, è anche tagliente nel ritmo e nell’esposizione: una freccia che arriva al bersaglio e denuncia.

Una delle poesie più fluide della raccolta è All’amico Navigante: versi aperti, solidi come l’abbraccio di luce che accompagna i nostri cari. Anche qui la seconda persona. Mi chiedo se quel tu sia rivolto a lui che parla a se stesso, una sorta di dialogo allo specchio dove l’interlocutore è sempre uno.

Il libro è arricchito da quattro opere pittoriche di Carlo Puleo, artista bagherese che stimo. A questo proposito un accenno al dipinto Per una goccia di cielo nel quale sembra che il cielo sprigioni fiamme per riversarle su lunghi capelli di donna, e i capelli a loro volta sono raggi di sole che avvolgono una goccia di cielo proteggendola perché lì vi vortica l’amore.

Le liriche di Angelo Abbate contengono preludi e respiri lunghi che arrivano piano senza fretta. Forse perché i versi navigano su barche cariche di azioni e gesti pesanti da trasportare e da far approdare.  Ne è un esempio Il cielo di Aleppo riporto la prima e l’ultima strofa:

Millenaria la sua storia

di antico splendore vestigia

martoriata ora la tua terra

l’inferno ivi impera.

(…)

Dallo schermo piatto

forse non percepiamo il dramma

assuefatti alle lunghe sequele

indifferenza esala dai nostri cuori induriti

e pigri annaspiamo tra realtà e finzione.

La parte finale di questa poesia è un fiato senza pause e si rivolge a me, a voi, a noi, che costantemente ascoltiamo dallo schermo televisivo notizie terribili con estrema indifferenza. L’assuefazione al dramma è di per sé un fatto drammatico che pone l’accento su noi: comunità, società, popolo; noi che del dolore ne facciamo spettacolo e della bellezza invece ne facciamo scempio.

Angelo Abbate in questa raccolta ci propone una poesia prosata, raffinata, ricercata piena di termini inusuali che sembra vergata da un Sir d’altri temi. Una raccolta di fotogrammi poetici di un marinaio mai stanco di pescare nel mare parole che hanno il sapore salato della denuncia intrisa di quella sensibilità di chi persevera a ricercare ricami di luce anche nel buio più buio dell’esistenza.

Giovanna Fileccia

Terrasini, 16 dicembre 2021

QUI LE ALTRE RECENSIONI: https://giovannafileccia.com/2022/09/12/leggo-e-recensisco-prossime-recensioni-dal-19-settembre-2022/

2 commenti

  1. Una recensione alquanto prolifera, di
    riflessiva caparbia loquacità, per il tuo sorprendente stile da poetessa/scrittrice
    che rende estatici alla lettura.
    La raccolta di poesie di Angelo Abbate
    “Nel buio ricami di luce” è di notevole
    spessore umano, armaggiata, per stare al
    tuo narrare, già dalla scelta del titolo.
    Il suo poetare, desta stupore e trasmette sentimenti ed emozioni che navigano in
    dolci e salate acque; scaturite dalla sua
    profondità d’animo . A questo poliedrico poeta, i miei più sinceri complimenti.
    A te , cara Giovanna, sempre un grazie
    di cuore e alla prossima.❤

    Piace a 1 persona

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