Leggo e recensisco. CENERE E CILIEGE di Giovanna Secondulfo. Daimon Edizioni.

Per la rubrica Leggo e recensisco a cura di Giovanna Fileccia, Oki la raccolta poetica Cenere e ciliege di Giovanna Secondulfo. Daimon Edizioni

CENERE E CILIEGIE

Giovanna Secondulfo

Daimon Edizioni, 2023

Recensione a cura di Giovanna Fileccia

Per Giovanna Secondulfo le parole hanno un valore pregno di colori. Rossa è la copertina, e rosse sono le ciliegie che qui, in questa raccolta, è come se fossero le poesie medesime da gustare ad una ad una: una poesia tira l’altra, una parola segue l’altra a formare versi come gradini da percorrere, scale a salire e a scendere, dove il sole e il sale simboleggiano il “condimento” che lega le altezze opposte.

Vi è un altro elemento che completa il titolo: è la cenere con il suo caratteristico colore grigio a… dissolvere le parole, a… lasciarle sedimentare, oppure a… utilizzarle come concime per nuove colture poetiche.

La cenere è simbolo di dissoluzione e, se dovessi seguire la logica comune, dovrei posizionarlo nel gradino più basso dove di solito stanno le scorie e si raccoglie l’humus. Ma in questo caso specifico, dove la cenere è in qualche modo unita alla poesia, la posiziono in un gradino più alto, in modo che il vento possa trasportarla ovunque, cosicché si propaghi nell’aria sì da essere respirata.

La poesia si respira, dunque? Sicuramente Giovanna Secondulfo la ama, così come ama il suo lavoro di docente di Lettere. Avvezza alla comunicazione, la Nostra cerca una connessione con il lettore. Cenere e ciliegie è una raccolta ricca di immagini descrittive; malinconica e nostalgica di qualcosa che non è stato o che è andato smarrito; una poesia dalla corretta punteggiatura che a volte pare contribuisca a frenare.

 E se invece fluisse?

La poesia che dà il titolo alla raccolta Cenere e ciliegie possiede lo slancio di chi prova a oltrepassare l’ultimo gradino. In altre liriche, tuttavia, ho percepito un freno, come se mancasse quel balzo che il poeta compie nel creare, ho avvertito una titubanza nell’aprire la porta per respirare con gli occhi, con le orecchie, guardare coi capelli e con la pelle, oltrepassare la soglia e immergersi. D’altro canto nella poesia Ritratto Giovanna scrive quasi un monito a se stessa: In punta di piedi,\dovrei buttare via i fronzoli e\tornare in scena a volto\scoperto.\Le maschere non coprono mai!

È indubbia la passione che Giovanna nutre per la poetessa Alda Merini alla quale ha dedicato una lirica piena di pathos e intensità, inoltre ha introdotto il suo libro con la massima della Merini: “I figli sono la mia poesia\ La più grande verità che mi ha dato la vita”.  Sappiamo quanto per la Merini la poesia vada spalancata poiché ella riteneva che “La casa della poesia non avrà mai porte”. E io mi chiedo e vi chiedo, oggi le porte della poesia sono aperte o sono ancora da aprire?

La Secondulfo in questa sua pubblicazione dedicata a Mik, Lollo e Nicco, esprime il suo mondo. La prefazione è stata curata da Agnese Coppola e la postfazione da Donatella Massimilla. Ogni sezione poetica è introdotta da una massima di: Antonia Pozzi, Emily Dickinson e Giovanni Pascoli.  Ho notato in molti testi come il verso a chiusura sia a sé stante, quasi a distaccarsi dai versi che lo hanno preceduto, eppure in quelle poche parole finali ho avvertito uno slancio poetico che, secondo me, va coltivato. Mi chiedo: e se la poeta iniziasse a comporre proprio da quell’ultimo verso?

La raccolta di Giovanna Secondulfo è edita dalla Casa Editrice Daimon, sul quale nome mi soffermo poiché il Dáimōn è un archetipo che mi affascina: rappresenta il talento, la passione da seguire, è la parte segreta da ascoltare affinché il me di ognuno possa concretizzare il proprio destino.

In Cenere e Ciliegie il sé (o me) è meta da raggiungere, l’interiorità è fessura dalla quale sbirciare, il tempo è bugia da accendere, il calamaio non va a dormire e la gioia è da accogliere. Di seguito accennerò ad alcune delle settantuno poesie:

Vita narra la catarsi dell’essere scarpa di luce;

in Oltre vi è lo struggimento di una Penelope che lotta con il vento;

Anna del nespolo oltre a un titolo poetico è una lettera colma di malinconia;

in Alba ho trovato un guizzo emozionale;

No war e Addio discendono,vi è in entrambe una rassegnazione di fondo e un afflato depressivo;

in Il pensiero di me traspare la ricerca del (io) sono: anafora di un viaggio nelle fragilità e peculiarità di una donna moderna che vive il suo tempo: Sono sentiero stretto\di albe e ghiaccio\ciliegia e cenere\nel viaggio sibillino\di me. Una lei che crea e distrugge, e in tale processo agisce, ma anche sta, semplicemente sta, dentro parole rosso ciliegia pronte a dissolversi in cenere.

Penso che, in fondo, nell’aprire la porta, nulla resta; eppure nulla, tra i gradini della vita, si perde.

Giovanna Fileccia

10 novembre 2023

Terrasini (PA)

Qui la rubrica LEGGO E RECENSISCO: https://giovannafileccia.com/?s=Leggo+e

LINK DEL LIBRO CENERE E CILIEGE: https://www.daimonedizioni.com/prodotto/cenere-e-ciliegie-di-giovanna-secondulfo/


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