SETA SUL PETTO per Alessandro che Di Mercurio aveva la forza e l’empatia

QUI lo storico di SETA SUL PETTO

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Dall’introduzione ESSENZIALMENTE NOI

(…) Tra le pagine di questo libro vi è un messaggio di coraggio e un invito alla consapevolezza per comprendere che siamo tutti “esseri umani” ognuno con i propri punti di forza e con le proprie debolezze. Ci accomunano i medesimi sentimenti: sia che amiamo, soffriamo, gioiamo, oppure siamo arrabbiati, tristi o felici, proviamo tutti le stesse emozioni e commozioni. Nei giorni di ospedale, tra i letti, insieme alla speranza serpeggiava la paura. Per ogni paziente c’era una famiglia che pregava. A ogni ago inserito nelle carni e a ogni ciclo di chemioterapia si rafforzava la certezza che sì, dopo tanta sofferenza alla fine saremmo stati premiati, che qualcuno lassù in cielo o giù nelle viscere della terra, avrebbe accolto le nostre preghiere, e infine saremmo usciti da quest’incubo. E alcuni ne sono usciti davvero. Noi invece siamo finiti in un incubo al quadrato. Un incubo dal quale è difficile svegliarsi. Un incubo dove è meglio non farsi domande. È strano come a volte si immagini una situazione e la si elabori come se t’appartenesse: nell’ottobre del 2018 scrissi un articolo per il giornale “La Gru News” sulle tante morti per tumore che erano avvenute in quel periodo nel territorio. Tra le altre cose scrissi: (…) “E piove: il cielo piange, si unisce al dolore di chi resta sulla terra. E poi il sole ride e accoglie quest’anima ora senza materia, leggera. Ma dietro ogni sguardo, dietro ogni gesto, dietro ogni parola c’è la stessa domanda: perché a noi? È il volere divino? Sarà il cibo che ci avvelena? Sarà l’aria che abbiamo inquinato? Sarà il mare che sputa ciò che gli abbiamo gettato? Il terrore serpeggia: siamo tutti destinati a chiudere gli occhi troppo presto? Chi sarà il prossimo? Siamo esseri umani increduli di fronte quest’immane tragedia, ci sosteniamo gli uni con gli altri e abbiamo occhi smarriti che non vogliono guardare. Siamo tutti nella stessa barca: fratelli più nella morte che nella vita.” (…).
Mai avrei lontanamente immaginato che tale strazio sarebbe piombato sulla mia famiglia, che mio marito, sempre in ottima salute, potesse ammalarsi tanto da… lo so la morte fa parte della vita, io stessa, come tanti ne ho scritto e parlato, soprattutto dopo aver perso mio padre, eppure niente, in questo momento, è paragonabile a tale sordo buio.
Il titolo “Seta sul petto” l’ha scelto Veronica Giuseppina Billone, qui anche in veste di editrice, rifacendosi ai primi versi della mia poesia “Cravatta”, una striscia di seta che indosso dal giorno del funerale, una fascia che i primi tempi ha adornato il mio collo anche per andare a fare la spesa. Una striscia di seta che mi protegge, scherma e ammansisce il dolore muto. L’ho indossata durante tanti eventi culturale che mi hanno visto protagonista: la cravatta che poggia sul mio petto è simbolo di continuità, emblema di unione tra me e Alessandro perché lui era sempre tra il pubblico, pronto a guardarmi con orgoglio, ed è strano per me non vedere il suo sorriso e, a fine evento, non tenere la sua grande mano. (…) Giovanna Fileccia

Dalla relazione di Francesco Ferrante: (…) Di Alessandro abbiamo apprezzato la gentilezza, la gratuita affettuosità, lo smisurato altruismo, la bontà, la generosità, la nobiltà d’animo, l’immensa umiltà. Ne esaltiamo attraverso le pagine di questo libro tutte le straordinarie doti, osanniamo la sua visione della vita quasi francescana (amore per il prossimo, amore per la natura). (…)
“Seta sul petto” è un libro originale, un modo fuori dal comune per ricordare un amico salpato verso i mari dell’Eterno.
Quando Giovanna mi ha chiesto di relazionare su questo volume vi confesso che ho accettato con immenso piacere, ma al contempo mi sono sentito investito da un’enorme responsabilità.
“Seta sul petto” non è un libro “usuale”, non c’è da commentare e recensire le poesie o la prosa di un gruppo di autori, semplicemente perché non si tratta di un’antologia che potremmo definire “classica”. Il libro dedicato ad Alessandro è uno straordinario atto d’amore e d’amicizia, un commovente inno alla vita, una sonata a più mani eseguita per cantare le meraviglie del mondo. Alessandro è stato un rivoluzionario, non lo si può definire altrimenti, perché nel fiume impetuoso dell’arroganza, dell’interesse bieco, dell’io sopra ogni cosa, lui ha saputo nuotare controcorrente, con tenacia e allegria.

Emozionante l’introduzione scritta da Giovanna. Nel leggerla ognuno di noi certamente si augurerà che fra cento anni, dopo aver esalato l’ultimo respiro, ci sia almeno una persona cara che possa ricordarci con tanto amore. In essa Giovanna ci rende partecipe della gioia della vita di coppia assieme al suo Alex, al loro primo incontro, ma anche del dolore, dello sgomento, della speranza, dell’angoscia che non si piega alla rassegnazione.
Giovanna inoltre, giocando col cognome del marito, scrive: “Alessandro che Di Mercurio aveva la forza e l’empatia”. Forza ed empatia sono sicuramente due caratteri distintivi dell’immagine che Alessandro ha lasciato in eredità di se stesso. Ma non solo, il nome del dio Mercurio, inteso anche Hermes, mi fa riaffiorare subito alla mente la favola di Esopo “Il taglialegna ed Hermes”. In quel brano proprio la figura di Hermes è molto somigliante a quella di Alessandro.

(…) E’ un libro da donare o da far leggere a chi ha attraversato o sta attraversando un periodo doloroso, per far comprendere che la vita è eterna e soprattutto che se in questa vita hai seminato bene raccoglierai frutti deliziosi e confortanti. Le parole racchiuse in questo libro portano un bagaglio che racchiude rammarico, sofferenza, affetto, sorrisi, amicizia.
“Seta sul petto”. Di seta è la cravatta di Alessandro che Giovanna indossa sempre quando esce da casa. Quella cravatta sul petto è ormai un distintivo appuntato sul cuore.
Ci sono due propaggini di Alessandro che ancora possiamo ammirare. Si chiamano Leo e Fabrizio. In loro anche un occhio distratto può scorgere la tempra e la bontà, la mitezza e la determinazione del padre. Sono i pilastri che sorreggono le debolezze di Giovanna, che Alessandro sapientemente ha saputo plasmare per farne due rocce di granito, pietre angolari della sua famiglia.
Alessandro continuerà a vivere anche nei loro occhi, nei loro gesti quotidiani. (…) Francesco Ferrante


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