Una mia riflessione pubblicata sul giornale la Gru News pochi giorni fa.

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È stato un periodo funesto per Cinisi. Molta tristezza e molto dolore. Una mattina ho scritto parole che pensavo di tenere per me. Ma il dolore è un “pasto comune” per cui ho seguito il consiglio di Silvio Ruffino, Direttore della Gru News, ed ecco che le mie parole ora sono anche vostre.
Un abbraccio sincero a tutti perchè “siamo fratelli più nella morte che nella vita”. Giovanna

“Cinisi è in ginocchio: prega perché lo scempio finisca, soffre per i suoi concittadini per sempre spenti, invoca forza per superare il dolore. Mai come adesso la sofferenza è un pasto comune ma indigesto: molte, troppe, famiglie sono coinvolte, unite, nello stesso dolore. Consolazione grama per chi piange: un abbraccio collettivo, una catena di affetto non potranno mai supplire il sorriso di chi non c’è più. Eppure consola il cingersi tra le braccia, conforta la preghiera che ascende al Cielo. Un fiume di lacrime si riversa sul lungo Corso Umberto: corpi che camminano dietro corpi senza fiato. Profumo di fiori freschi per chi non può odorare più. E se foste qui presenti, amori nostri, vedreste quante pacche sulle spalle, quanti fazzoletti vicino agli occhi, vedreste quante barbe incolte sui visi addolorati, quanto mascara sciolto sui giovani visi bagnati di pioggia. Se foste qui, amori nostri, vi rendereste conto di quanto siete amati, apprezzati, benvoluti. E piove: il cielo piange, sì, si unisce al dolore di chi resta sulla terra. E poi il sole ride, sì, accoglie quest’anima ora senza materia, leggera. Ma dietro ogni sguardo, dietro ogni gesto, dietro ogni parola c’è la stessa domanda: perché a noi? È il volere divino? Sarà il cibo che ci avvelena? Sarà l’aria che abbiamo inquinato? Sarà il mare che sputa ciò che gli abbiamo gettato? Il terrore serpeggia: siamo tutti destinati a chiudere gli occhi troppo presto? Chi sarà il prossimo? Siamo esseri umani increduli di fronte quest’immane tragedia, ci sosteniamo gli uni con gli altri e abbiamo occhi smarriti che non vogliono guardare. Siamo tutti nella stessa barca: fratelli più nella morte che nella vita.

Vivere è un dovere oltre che un diritto, è un piacere oltre che un dono.
Un abbraccio a chi rimane e un invito a noi tutti: ascoltiamo il battito che ancora ci consente di essere vivi. Impariamo ad apprezzare ciò che abbiamo e cerchiamo di costruire i nostri giorni prima che sia troppo tardi.

COCCI

Lieve è questa vita
sospesa tra cielo e terra
tremante nuota nell’aria
sostenuta da volontà ferrea
Non vuol posare i piedi al suolo
per non frantumare l’incanto
per non destarsi dal sogno
per non affrontare il lutto
Pesante è questo nulla
che avvolge e sovrasta.
Incantesimo disincantato
soavemente si poggia
con coraggio affronta
le macerie di una vita
orrendamente sbriciolata.
Vita demolita
nuota tra cielo e terra.
Cocci da ingoiare
con lacrime e saliva
Granelli da incollare
con sudore rosso sangue.”

Giovanna Fileccia

La poesia Cocci è tratta dal mio primo libro “Sillabe nel Vento” (Ed. Simposium 2012)


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