Cultura deriva dal latino colère che viene tradotto con “coltivare”, azione che comprende l’avere cura. Cosa vuol dire avere cura? La canzone di Franco Battiato LA CURA dice:
Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d’umore Ti porterò il silenzio e la pazienza. Conosco le leggi del mondo, e te ne farò dono. Supererò le correnti gravitazionali, lo spazio e la luce per non farti invecchiare. Ti salverò da ogni malinconia,
E guarirai da tutte le malattie, perché sei un essere speciale ed io avrò cura di te…
Perché avere cura? Battiato dice perché sei un essere speciale… ma è sufficiente? Curarsi di qualcuno o di qualcosa vuol dire anche interessarsi, vuol dire procurare all’altro qualcosa di meglio, appunto sollevarlo nelle sue difficoltà nelle sue manchevolezze.
Sollevare qualcuno dalla solitudine, ad esempio, rende meno solo anche colui che solleva per effetto della compassione.
In realtà ci si dovrebbe rendere conto che nessuno è davvero solo.Il mondo comunica con noi attraverso il sole, il vento, i fiori, i frutti, eccetera dandoci gli stimoli per suscitare in noi emozioni da condividere con gli altri. È inutile pensare di comunicare con gli altri esseri umani se non impariamo a rapportarci con noi medesimi e ciò che ci circonda.
Siamo figli della Terra.
E Terra è il nostro pianeta.
Sciocca, mi direte, che fa non lo sai? Che fa non lo sappiamo noi? Si, è vero. Tutti noi sappiamo e dobbiamo chiederci:
Cosa facciamo per attuare giornalmente le nostre priorità? Quanta cura abbiamo di ciò che ci circonda? Quanta importanza diamo all’aspetto esteriore? E quanta cura abbiamo dell’aspetto interiore?
Lascio in sospeso le domande e propongo una mia poesia dedicata a noi e a quel coraggio che ci occorre per svegliarci dal vissuto dormiente.
APPARENZA
Diamo importanza
a cose
che sembrano importanti;
tralasciamo quelle
che lo sono davvero.
Diamo importanza
ad eventi illustri;
l’unica cosa che lustriamo
è il nostro egocentrismo.
Ruotiamo
su falsi cardini di luce
per nutrire
la nostra smania d’apparire
Brilliamo del riflesso
di qualcun altro,
per empire il vuoto
che abbiamo dentro.
Ma se arriva
un uccello e
ci becca
sul naso appuntito
onde di stupore
riempiranno lo spazio che
ci apparirà infinito. E
noi………………………svegliati dal
vissuto dormiente,
avremo il coraggio
di svelare quell’IO
non ancora… cosciente?
© Giovanna Fileccia
Da “La Giostra dorata del Ragno che tesse” Ed. Simposium 2015